Il docufilm girato a Torino, Rivarolo Canavese, Forno Canavese e dedicato alla memoria di Elena Colombo sarà trasmesso il 27 gennaio 2023 ore 16 su Rai3 e replicato lo stesso giorno alle ore 16.50 su Rai Gulp.

"La storia di Elena Colombo è pressoché unica nella Shoah italiana. Ha dieci anni e mezzo quando i tedeschi la prendono a Forno Canavese, l’8 dicembre 1943, insieme al papà Sandro e alla mamma Vanda Foa. Trasportati a Torino, i genitori sono incarcerati alle Nuove, poi trasferiti a San Vittore e infine, il 30 gennaio 1944, deportati ad Auschwitz. Vanda è assassinata all’arrivo, la mattina dal 6 febbraio; Sandro, immatricolato con il n. 173417, sopravvive fino al 30 novembre.
Elena invece, per motivi che forse non riusciremo mai a chiarire, viene affidata ad una famiglia amica, dove resta per tre mesi. Il 9 marzo 1944 le SS la trasferiscono al Charitas, un istituto laico che accoglie l’infanzia abbandonata; due settimane dopo, il 25 marzo, la deportano a Fossoli, da dove partirà per Auschwitz il 5 aprile.
Il giorno prima scrive una cartolina alla sua amica Bianca, divenuta nel frattempo staffetta partigiana con il nome di battaglia di Kira: “Devo darti una notizia meravigliosa! Oggi mi hanno annunciato che finalmente potrò raggiungere i miei genitori! Andrò anch’io nel campo tedesco dove lavorano e così li potrò rivedere e stare con loro. Non c’è bisogno che tu mandi pacchi, non preoccuparti più per me. Sono tanto felice! Parto domani per la Germania”. È l’ultima traccia di Elena: sei giorni dopo aver scritto queste parole sarà assassinata, come la stragrande maggioranza dei bambini deportati, subito dopo l’arrivo nel campo.
Elena ha dovuto affrontare da sola – è questa la tragica unicità della sua esperienza – la deportazione, il campo di concentramento, il trasporto nel vagone piombato, la selezione all’arrivo, la camera a gas. Forse consola pensare che abbia creduto fino al giorno della partenza per la Germania, e forse anche dopo, di poter presto rivedere i suoi genitori. I nazisti non conoscevano la pietà, ma detestavano la confusione: per questo le hanno mentito.
Quando Elena arriva, sola, allo scalo merci di Auschwitz, a ottocento metri da lì, dietro i reticolati che delimitano il rettangolo di Birkenau, o forse ad appena duecento, nel campo base Auschwitz I, c’è il suo papà. Sandro è convinto che sua figlia sia al sicuro: non dev’esser stata una piccola consolazione, e di certo questa certezza l’ha aiutato a sopravvivere per molti lunghi mesi. Forse Elena quella mattina pensa ancora, come aveva scritto alla sua amichetta, di rivedere finalmente i genitori: o forse è soltanto terrorizzata. Né Sandro né Elena possono saperlo, ma per un momento sono di nuovo vicini, vicinissimi: e così ineluttabilmente lontani."

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